L’infertilità della cagna rappresenta un problema emergente che interessa gli allevamenti con problematiche e incidenza spesso molto diverse tra loro. Si è tenuta a Parma, presso la Facoltà di Medicina Veterinaria una giornata di studio su alcuni argomenti legati all’infertilità nella specie canina.
Tra i relatori erano presenti il prof. Sandro Cavirani della Sezione di Malattie Infettive, il prof. Fausto Quintavalla della Sezione di Clinica Medica, il dott. Enrico Bigliardi della Sezione di Clinica Ostetrica e Riproduzione Animale e il dott. Luca Gandini del Servizio Tecnico Merial Italia. Il prof. Cavirani ha introdotto i lavori sottolineando come l’infertilità sia un problema attuale comune a diverse specie animali, uomo compreso, dove la multifattorialità delle cause rende spesso difficile ad un primo esame individuare l’elemento principale responsabile. Tra le cause di infertilità sottolineate dal prof. Cavirani la selezione troppo spinta, anche in consanguineità, la predisposizione della cagna a sviluppare alcune patologie uterine come ad esempio l’iperplasia cistica endometriale, alcune malattie metaboliche responsabili di interazioni negative con la normale comparsa dei cicli estrali e le infezioni virali da herpes.
La prima relazione, tenuta dal dott. Enrico Bigliardi, ha posto in chiara evidenza come la corretta gestione dell’accoppiamento sia il primo passo per ottenere la massima percentuale di concepimento. Spesso si cercano cause di infertilità quando molto più semplicemente la cagna è stata fecondata in un momento sbagliato, con troppo anticipo o ritardo risptto all’ovulazione. Si stima che nel 70-80% dei casi di mancato concepimento la causa risiede in una errata gestione dell’accoppiamento.
Il dott. Bigliardi ha inoltre posto l’accento sulle metodiche che consentono di individuare correttamente l’ovulazione nella cagna. La citologia vaginale riveste un ruolo importante per evidenziare la fase del ciclo estrale e prevedere con un certo margine di errore quando la cagna si avvicina all’ovulazione. Il dosaggio del progesterone nel sangue rimane tuttavia l’esame d’elezione per identificare con buona precisione il momento più favorevole per la fecondazione e in modo indiretto l’ovulazione della cagna. Tecniche più impegnative, anche dal punto di vista economico, come l’ecografia possono essere efficacemente impiegate per monitorare lo sviluppo dei follicoli ovarici; tali metodiche vengono però riservate ai soggetti che presentano problemi di infertilità “sine materia”.
Il prof. Fausto Quintavalla ha esposto una relazione sulle cause di natura ormonale che possono interferire con l’apparato genitale della cagna. Le cause di disendocrinie sono molteplici e di difficile identificazione salvo alcuni casi come ad esempio le disfunzioni della tiroide o delle ghiandole surrenali. Inoltre anche la somministrazione inadeguata di alcuni farmaci, senza il diretto controllo del medico veterinario, può interferire con il delicato meccanismo della fecondazione.
Anche il prof. Quintavalla ha sottolineato come le cause ormonali rappresentano solo il 20% delle cause di infertilità e prima di procedere all’identificazione della patologia bisogna aver escluso con certezza che non sussistono errori nella gestione dell’accoppiamento.
La terza relazione, tenuta dal dott. Bigliardi ha affrontato il problema dell’iperplasia cistica andometriale che rappresenta una patologia dell’utero piuttosto frequente nella cagna con più di 5 anni di età. Le cause principali sono legate ad alterazioni ormonali e recettoriali che possono determinare problemi di infertilità anche completa e irreversibile. La diagnosi della patologia è possibile ottenerla tramite l’esame ecografico dell’utero.
L’ultima relazione ha affrontato il problema delle infezioni da herpes virus canino ed è stata presentata dal dott. Luca Gandini del Servizio Tecnico Merial Italia. Le infezioni da herpes virus rappresentano un problema particolarmente sentito dagli allevatori per la gravità delle conseguenze sull’allevamento. Spesso quando la cagna gravida è colpita dall’infezione, se riesce a portare a termine la gravidanza, si assiste alla morte dell’intera cucciolata nei primissimi giorni dopo la nascita. La particolarità dell’herpes virus è quella di rimanere all’interno dell’organismo adulto per tutta la vita del soggetto, alternando momenti di attività, come ad esempio durante la gravidanza, a momenti di quiescenza. Questa caratteristica, unita alla scarsità dei sintomi nell’animale adulto, rende difficile individuare i soggetti portatori. Inoltre la mancanza di farmaci specifici non consente il trattamento per guarire i soggetti colpiti. L’unica possibilità concreta oggi disponibile è rappresentata dal vaccino specifico per l’herpes virus canino da pochi mesi in commercio anche in Italia. La somministrazione del vaccino viene effettuata una prima volta dopo l’accoppiamento nei primi dieci giorni di gravidanza e una seconda volta da una a due settimane prima del parto. La funzione del vaccino è quella di far produrre anticorpi che verranno trasmessi al cucciolo dalla madre e quindi in grado di proteggerlo nelle prime settimane di vita. La vaccinazione naturalmente è in grado di risolvere i problemi di infertilità legati esclusivamente alle infezioni da herpes virus canino e pertanto rivolta agli allevamenti in cui circola il virus.
Al termine delle relazioni si è aperto un dibattito interessante che ha coinvolto i colleghi e gli allevatori presenti in cui i relatori hanno chiarito con competenza e disponibilità i problemi che sono emersi dalla discussione.
Graziella Del Ninno ed Enrico Bigliardi