Anche gli Americani lo fanno....

di Elaine Narduzzo

Se si incontra un cocker americano in un’esposizione canina dei nostri giorni mai si potrebbe immaginare che sotto quel pelo abbondante, a volte “ipertoelettato”, si celi un autentico cacciatore, un cane che, se gliene viene offerta l’opportunità, sa dimostrare ancora tutto il suo innato istinto alla caccia.

D’altronde i cocker americani derivano dai cocker inglesi e fin dal loro arrivo negli Stati Uniti sono stati una presenza costante nei canili dei cacciatori. 

 

Nonostante le prove di caccia siano nate in pratica insieme all’American Kennel Club, alla fine dell’Ottocento, l’American Spaniel Club (ASC), fondato nel 1881, ha dimostrato interesse a istituire per questi cani prove di caccia specifiche solo in anni abbastanza recenti. Un comitato per l’organizzazione di prove di caccia (Field Trials) era stato istituito in seno all’ASC nel 1892, ma nel 1911 esso venne sciolto non essendo stato fatto alcun passo avanti nella promozione e organizzazione di iniziative a riguardo. Bisognerà attendere il 1924 per trovare il primo Field Trial per cocker e altri spaniel da caccia, organizzato dall’Hunting Cocker Spaniel Field Trial Club of America. Iniziò così un decennio di pieno rigoglio per i cocker nei campi di gara, con una crescente schiera di appassionati che vi si dedicavano, e questo durò fino al 1935, seguito però da un lungo periodo di stasi fino agli anni cinquanta, dopo di che la maggior parte dei cocker che partecipavano alle prove di caccia si guadagnò il titolo di campione di lavoro (Field Trail Champion). E, guarda caso, è stato proprio un cocker americano il primo cane tra tutte le razze a ottenere i titoli di campione in tre diverse discipline (il massimo che si potesse vincere all’epoca): Dual Ch. Miller’s Esquire CDX (nato nel 1938), una sorta del nostro campione assoluto più il titolo di “Companion Dog Excellent”.  

Uno dei primi promotori delle prove di lavoro per cocker fu Ella Moffit che dedicò il suo libro The Cocker Spaniel, Companion, Shoot Dog and Show Dog, la cui prima edizione risale al 1935, alla memoria di Rowcliffe War Dance, un soggetto che con le qualità fisiche e venatorie trasmesse ai suoi figli contribuì alla ricostituzione del cocker da caccia a metà degli anni venti. Nel suo libro Ella Moffitt indicò quali fossero i principali motivi per cui i cocker erano “svantaggiati” rispetto agli altri spaniel: 1) perché gli allevatori si concentravano solamente sulle caratteristiche anatomiche senza dare importanza all’intelligenza, alla resistenza e all’istinto per la caccia (in pratica il cocker era allevato principalmente per le esposizioni o come cane da compagnia); 2) per la difficoltà a persuadere i cacciatori di quanto in realtà la razza fosse desiderabile per la bramosità nella caccia. Sempre nel suo libro notò che, sulla base della propria esperienza, erano in genere i cocker di taglia piccola ad emergere più facilmente per intelligenza, velocità e bramosità nelle prime prove di caccia.

 

Sempre con successo altalenante le prove di caccia continuarono fino ai primi anni sessanta dopo di che non ve ne sono state di ufficiali fino al 1977 quando l’ASC organizzò una prova di lavoro (Working Test) e da allora oltre 100 cocker americani possono oggi fregiarsi del titolo di Working Dog (WD) e/o Working Dog Excellent (WDX).

 

Da diversi anni infatti l’American Spaniel Club ha istituito il Working Certificate Test Program (simile al Test d’aptitudes francese e alla prova attitudinale che da alcuni anni il CIS, seppur in forma sperimentale, sta organizzando in Italia) quale prima fase di approccio per il proprietario e il suo cane al lavoro di caccia, che offre la possibilità di provare le doti naturali del cane a caccia in modo meno stressante, perché in queste prove non vi è una classifica né un vincitore: i cani vengono esaminati singolarmente e giudicati secondo una serie di parametri e si aggiudicano il titolo di WD o WDX a seconda del risultato ottenuto da ciascuno (nella pagina precedente viene riproposta la scheda di giudizio di un Working Test). Questa prova viene considerata come un primo passo per arrivare alle vere e proprie prove di caccia (Hunting Test) offerte dall’American Kennel Club.

 

Alla metà degli anni ottanta risalgono i primi Hunting Test specifici per spaniel e retriever dell’American Kennel Club, dei quali esistono tre livelli di difficoltà a cui corrispondono tre altrettanti titoli di cui i cani che li superano possono fregiarsi: Junior Hunter (JH), Senior Hunter (SH) e Master Hunter (MH).

Queste prove non sono competitive e il rilascio del titolo si basa unicamente sulle capacità effettive del cane, il quale raggiunge un punteggio che va da uno a dieci, con livello di superamento delle varie fasi della prova fissato a sette. Raggiunta la “sufficienza” il cane riceve una coccarda arancione come segno della proficuità raggiunta.

 

Nelle prove per il titolo di Junior Hunter, il cane deve dimostrare entusiasmo e abilità nel far alzare il selvatico e nel riporto, che in questo tipo di prova è ammesso anche a distanza di non più di 70 centimetri dal conduttore. Non deve mostrare riluttanza a entrare nel coperto (rovi) e deve rispondere ragionevolmente bene alle indicazioni del conduttore (fischio, segnali con la mano, o a voce) deve tenersi a una giusta distanza dal conduttore, potrà inoltre essere trattenuto al guinzaglio, prima di entrare nell’acqua per il riporto.

Nelle prove per Senior Hunter e Master Hunter ci si aspetta dal cane una maggiore indipendenza, classe ed efficienza nella cerca, con consapevole uso del vento, una capacità maggiore di scovare e di far alzare il selvatico oltre a tenere il fermo fino a quando gli viene ordinato il riporto che deve essere in mano senza intaccare il selvatico.

 

Comportamenti squalificanti sono l’agressività verso altri cani e il timore allo sparo, la distruzione del selvatico, l’incontrollabilità, il fatto di non trovare il selvatico o di ignorarlo o il rifiuto a farlo alzare, o ancora il rifiuto a consegnare il selvatico al conduttore.

L’ASC ha organizzato il suo primo Spaniel Hunting Test a Pescadero (California) nel 1988. Uno dei primi cocker americani ad aggiudicarsi il titolo di Junior Hunter è stato Am. & Can. Ch. Magic Makers T.J. Madison CD, TD, WDX, JH, che ha dimostrato a tutta la cinofilia americana che un cocker americano può essere anche qualcosa di più di un “bel” cocker. Sono pochi comunque i soggetti che fino ad oggi si sono guadagnati il titolo di Master Hunter: tra questi ben tre femmine, Ch. Pett’s Southwest Breeze CD, WDX, SH, MH, detta Ruby, Ch. Kapewood’s Caught Makin’ Out TD, SH, MH, e Ch. Kapewood’s Caught Kissin TD, WDX, MH, hanno anche vinto il doppio campionato, di bellezza e di lavoro, “belli e bravi” quindi!

 

Anche il cocker americano è stato allevato fin dalle origini della razza per la sua abilità nella caccia e per il suo attaccamento all’uomo. Questo attaccamento è parte essenziale nel suo lavoro in quanto deve rimanere vicino al cacciatore, non uscire dal raggio di portata del fucile. I cacciatori, osservando un cocker in prova, concordano che si tratta di un cane che ha molto “cuore”, coraggio e resistenza, che è un cacciatore audace e tenace e che, sebbene di taglia piccola, si crede un cane “grande”. Il suo entusiasmo, la sua fiducia nelle proprie possibilità e un’illimitata energia lo rendono capace di affrontare tanti ostacoli che possono andare da una zona fittamente coperta di rovi fino a una preda aggressiva. Il proprietario che, ignaro, vede il suo cane al suo primo impatto con il selvatico, vede un cane totalmente diverso, non più l’allegro compagno di casa, ma un cane eccitato, con un desiderio intenso di lavorare.

Privare il proprio cane di questa esperienza significa farlo vivere solo a metà.

 

 

Fonti di riferimento: The Complete Cocker Spaniel di Norman & Jean Austin (New York, Howell Book House, 1993), The American Cocker Spaniel di Alvin Grossman (San Jose, Doral Publishing, 1988), il sito internet dell’American Spaniel Club, www.asc-cockerspaniel.org e quello dell’American Kennel Club, www.akc.org